“IL CORTILE DI PIETRA”
Il Circolo della Lettura ‘Barbara Cosentino’ incontra Francesco Formaggi

VENERDÌ,  16 FEBBRAIO 2018 - ORE 21:00

Il Circolo della Lettura incontra Francesco Formaggi - 16.02.2018
Il Circolo della Lettura presenta 'Il cortile di pietra' - 16.02.2018
Il Circolo della Lettura incontra Francesco Formaggi - 16.02.2018
Il Circolo della Lettura presenta 'Il cortile di pietra' - 16.02.2018
Il Circolo della Lettura incontra Francesco Formaggi - 16.02.2018
Il Circolo della Lettura presenta 'Il cortile di pietra' - 16.02.2018
Il Circolo della Lettura incontra Francesco Formaggi - 16.02.2018
Il Circolo della Lettura presenta 'Il cortile di pietra' - 16.02.2018
Il Circolo della Lettura incontra Francesco Formaggi - 16.02.2018
Il Circolo della Lettura presenta 'Il cortile di pietra' - 16.02.2018
Il Circolo della Lettura incontra Francesco Formaggi - 16.02.2018
Il Circolo della Lettura presenta 'Il cortile di pietra' - 16.02.2018
Il Circolo della Lettura incontra Francesco Formaggi - 16.02.2018
Il Circolo della Lettura presenta 'Il cortile di pietra' - 16.02.2018

 
 

 

Venerdì 16 febbraio 2018, alle ore 21:00, il Circolo della Lettura ‘Barbara Cosentino’ incontra Francesco Formaggi, già vincitore del Premio Creatività della Scuola Holden nel 2011 e finalista del Premio John Fante Opera prima nel 2014, per presentare il suo ultimo romanzo “Il cortile di pietra” (2017), edito da Neri Pozza.
Insieme all’Autore, seguiremo il racconto del giovane Pietro, tra paura e coraggio, alla ricerca della libertà.

                                                       

 

 
Nel campo assolato al di là della strada, la lucertola si era fermata sul sasso. Accovacciato sulle ginocchia, Pietro la fissava così intensamente che il vento si placò, e anche i grilli tacquero. Se avesse chiuso gli occhi solo un istante, la lucertola sarebbe scomparsa, ne era certo.

 

 

L’Autore

Francesco Formaggi Francesco Formaggi è nato nel 1980 ad Anagni, in provincia di Frosinone. Ha vissuto la sua infanzia in un paesino della Ciociaria di nome Sgurgola, ai piedi dei Monti Lepini, correndo tra i vicoli stretti del centro storico e le strade sterrate di campagna.
Ha studiato Filosofia estetica all’Università di Bologna, dove ha iniziato a scrivere i suoi primi racconti. Dopo la laurea è tornato in Ciociaria, dove ha fatto i lavori più disparati: cameriere, commesso in un videonoleggio, operatore di un call center.
Oggi è editor freelance e redattore presso il magazine Riders e collabora con Nuovi Argomenti, la rivista letteraria fondata da Alberto Moravia dalla quale sono usciti i migliori talenti della narrativa italiana contemporanea.
Con il romanzo d’esordio “Birignao”, ha vinto il Premio creatività Scuola Holden. Con la successiva stesura della medesima opera, pubblicata nel 2013 dall’editore Neri Pozza con il titolo “Il casale”, è stato finalista del premio John Fante Opera Prima.
Nel 2107 esce “Il cortile di pietra”, sempre per Neri Pozza, che è stato libro del mese a Fahrenheit. Nello stesso anno pubblica il romanzo giallo per ragazzi “Non chiudere gli occhi” (Pelledoca, 2017).

 
Non era mai arrivato così vicino a quel portone. L’anta con la serratura e il pomello di bronzo era leggermente socchiusa, e dentro si vedeva il buio, una striscia nera verticale: sembrava che la massa nera del buio premesse verso l’esterno come una valanga che da un momento all’altro dovesse precipitare travolgendo tutto.

 

 

“IL CORTILE DI PIETRA”

Scarica la copertina de 'IL CORTILE DI PIETRA'

Informazioni editoriali:
Autore: Francesco Formaggi
Titolo: Il cortile di pietra
Editore: Neri Pozza
Collana: I Narratori delle Tavole
Anno: 2017
Pagine: 304
Prezzo: Euro 18,00
ISBN: 9788854512450

Nell’Italia rurale del dopoguerra, Pietro, un bambino di sei anni, non vive una vita semplice: i suoi genitori sono contadini in miseria e la casa in cui vivono cade a pezzi. Un giorno, a portarlo via da lì, via dai genitori, via da tutto ciò che conosce, si presenta un uomo enorme, con una grossa pancia e la testa completamente pelata, tonda e liscia come il fondo consunto di una pentola di rame: è l’ispettore incaricato di condurlo in collegio.
Mentre si allontana su un carro cigolante, Pietro si ripete che tornerà presto a casa, quando suo padre, con una bocca in meno da sfamare, smetterà di essere povero, e quando la mamma guarirà dalla malattia che, spesso, la costringe a letto per giorni interi.
Da lontano il collegio ricorda un cimitero, con l’alto muro di pietra dietro il quale svettano gli alberi. Dentro tutto è sporco, freddo, trascurato, quasi marcescente, e le suore, soprattutto quelle anziane, sono donne dall’animo gelido, indifferenti e severe. Nel refettorio, silenzioso e cupo, viene servito cibo rancido, ma chi prova a lamentarsi o a protestare resta a digiuno. I pavimenti sono neri e appiccicosi sotto le scarpe, le pareti sembrano unte d’olio e c’è sempre un tanfo terribile. Nelle mattine d’inverno il gelo punge sulle ginocchia come aghi di pino e, poiché non ci sono bracieri per riscaldarsi, le mani tremano al punto che non riescono nemmeno a intingere i pennini nell’inchiostro. Le suore non esitano a infliggere punizioni e cinghiate e, all’occorrenza, a rinchiudere i bambini nella torre.
Per sopravvivere agli orrori del collegio, Pietro stringe amicizia con Mario, un ragazzino sveglio e intelligente. Nonostante sia più grande di un anno, Mario ha il corpo minuto ed è più basso degli altri bambini della sua età, come se non fosse cresciuto abbastanza. Le suore lo chiamano «la peste», per via del suo spirito ribelle che, più di una volta, lo ha portato a tentare la fuga.
È sempre stato riacciuffato e picchiato, ma Mario non si è mai arreso, fino al giorno in cui una punizione più dura del solito lo fa cadere malato. Solo allora Pietro capisce che dovrà mettere da parte la paura e scoprire il coraggio se vuole salvare l’amico e ritrovare la libertà.
Con “Il cortile di pietra”, Francesco Formaggi ci consegna un romanzo maturo che, attraverso lo sguardo sensibile e curioso di un bambino, parla di soprusi e di resistenze, di segreti inconfessabili e dell’amicizia pura e limpida fra due bambini privati di tutto, ma non della voglia di vivere.

 

LA RECENSIONE
di Giuseppe Grassonelli

“E perché si è usciti dall’infanzia si dimentica che per arrivare al Cielo occorrono, come ingredienti, una pietruzza e la punta di una scarpa.” (Julio Cortàzar – Rayuela)

“Il cortile di pietra”, secondo romanzo di Francesco Formaggi, è una storia triste e vera scritta dalla vita sulle strade e nelle case della campagna rurale del dopoguerra. Una vicenda ripetuta nei racconti delle nonne, trasformata in un romanzo espressionista, nel quale i luoghi e gli oggetti hanno l’anima attribuitagli dagli occhi di un bambino, ne delineano i sentimenti e il deserto affettivo e umano che lo circonda. È la storia di Pietro che vive seienne in una famiglia indigente con una casa che crolla, un cortile di pietra intorno, la mamma malata. Pietro trascorre le giornate a inventare giochi, taglia la coda alle lucertole per aspettare che ricresca ‘subito’ con l’ansia e la curiosità proprie della sua età. Fugge dai mostri che affollano la sua immaginazione e si confronta a fatica con i substrati reali degli esseri terribili che dipinge e arricchisce nella sua mente. A un certo punto viene abbandonato dal padre in un convento di suore, un edificio lugubre e fatiscente, delimitato anch’esso da un muro di pietre e costeggiato da cipressi. La scenografia cimiteriale infonde nuova vita ai suoi timori e alle sue paure, che scalpitano mentre sono frustati dalle punizioni e dai doveri, dalle regole impossibili, dall’indifferenza e dal freddo, dalla fame e dalla malattia.

 
«Che vuoi?»
«Voglio che mi dai la chiave della stanza nera».
Assunta si voltò a guardarlo con una smorfia. «La chiave di che?»
«La chiave della stanza nera».
«E che è?»
Pietro si accorse che non lo capiva, non aveva mai pensato che le cose potessero chiamarsi in modo diverso da come le chiamava lui.

 

 

Già, le parole per chiamare le cose... Ho impiegato un lungo tempo della mia vita prima di capirne la reale rilevanza. Un filosofo tedesco m’insegnò qualcosa di così banale che allo stesso tempo fu capace di scuotermi l’intelletto in maniera violenta: la filosofia deve studiare la logica del linguaggio, dato che i limiti del pensiero coincidono con i limiti del linguaggio. Non volevo rassegnarmi a questa prigione del pensiero e volevo confutarlo, ma … non trovavo le parole. A quel punto compresi che la vita non era né bella né brutta, ma diversa e originale e quindi dovevo imparare a ricostruire un nuovo sistema di certezze capace di reggere l’urto con la realtà. Anche il piccolo Pietro si confronta ripetutamente con le possibilità del suo linguaggio, di sogni solo pensati e immaginati ma mai nominati.
La protagonista di questo inaspettato racconto è la povertà fisica e psicologica del mondo adulto che si ritrova inaridito degli affetti. L’eroina vincente è la resistenza dei fanciulli che nella loro fragilità custodiscono una fertile fantasia e un’inesauribile voglia di vivere. Deuteragonista è il legame di sangue e i suoi confini.
Nel cortile cupo freddo e buio si affaccia flebile come un raggio di speranza l’amicizia con Mario, che funge da detonatore delle possibilità. Per salvare l’amico, Pietro si scopre e si rivela coraggioso e per altruismo finisce per conquistare la sua possibilità d’amore, quella ‘famiglia’ che non ha mai conosciuto ma solo assaggiato, una volta sola, in un giorno lontano, grazie alle poche carezze materne. È un filo sottile il ricordo dell’amore, che resta a lungo nascosto, ma poi si scopre a insegnarci che la possibilità di affetto nei bambini non si annulla mai del tutto. È un ricordo sfumato che consente il riconoscimento del bene possibile come nelle favole più terribili. Pietro trova una casa edificata dall’amore e cementata da un’umanità fertile, solo ingrediente capace di riprodurre l’accoglienza di un grembo. In sua assenza ogni luogo non può che restare un arido cortile di pietra. In siciliano si dice ‘l’addrivari fa l’amuri’ ed è quello che il pastore Leo e suo figlio Tommaso fanno alla fine con Pietro, perché lo accolgono nel loro nucleo claudicante eppure pieno. La famiglia non si accontenta del sangue, ma deve essere concreata con l’Amore.

 

Risorse e collegamenti

 

 

Info

Venerdì 16 febbraio alle 21:00, presso la libreria AsSaggi di Roma, in via degli Etruschi n. 4, le Amiche del Circolo della Lettura ‘Barbara Cosentino’ vi aspettano per conoscere Francesco Formaggi e per scoprire cosa si nasconde dentro “Il cortile di pietra” (Neri Pozza).
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA CON PRELAZIONE DEI SOCI.

Per informazioni sulla partecipazione alla serata, contattare:

E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

 

L’evento è realizzato con la gentile collaborazione dell’editore Neri Pozza.

Neri Pozza

 

 

Libreria AsSaggi

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