HARPER LEE: “IL BUIO OLTRE LA SIEPE”
Un nuovo appuntamento del Gruppo di Lettura!
GIOVEDÌ, 21 DICEMBRE 2017 - ORE 20.00
Giovedì 21 dicembre, alle ore 20:00, il nostro personalissimo “Giro del mondo in otto scrittrici e più” ci porterà oltre la siepe con la scrittrice americana Harper Lee e con il suo capolavoro, che le fruttò il premio Pulitzer, “Il buio oltre la siepe” (1960).
Ancora una volta, prima della fine dell’anno, le Amiche e gli Amici del Circolo della Lettura ‘Barbara Cosentino’ vi aspettano per rivivere, con gli occhi di Scout, una grande storia di civiltà e progresso.
Volevo che tu imparassi una cosa: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda.
È raro vincere, in questi casi, ma qualche volta succede.
HARPER LEE
Nelle Harper Lee nacque il 28 aprile 1926 a Monroeville, in Alabama. Era la più giovane di quattro figli. Suo padre, Amasa Coleman Lee, era avvocato, membro della Corte legislativa Statale dell’Alabama e proprietario di parte del giornale locale. La madre, Frances Finch Lee era ammalata e raramente usciva di casa: morì nel 1951. Uno dei suoi più cari amici di infanzia fu Truman Capote (allora conosciuto come Truman Persons). I due amici erano molto diversi, ma entrambi avevano una vita familiare difficile. Truman viveva con i parenti di sua madre in città, pressoché abbandonato dai suoi genitori.
Al liceo sviluppò il suo interesse per la letteratura inglese. Dopo il Diploma, nel 1944, frequentò il College femminile Huntingdon di Montgomery. Se ne stava in disparte e si concentrava sui suoi studi e sullo scrivere. Divenne membro della società letteraria e del coro. Trasferitasi alla University of Alabama, presso Tuscaloosa, partecipò, per un certo periodo, a una associazione femminile universitaria. Inoltre, seguendo la sua vena di scrittrice, contribuì al giornale della scuola e divenne direttrice della sua rivista umoristica Rammer Jammer. Nel primo anno di studi universitari fu accettata nella Facoltà di legge. Gli impegni di studentessa di Legge la costrinsero a lasciare il posto di direttrice del Rammer Jammer, ma dopo il primo anno di corso confidò alla famiglia che scrivere e non fare l’avvocato era la sua vera aspirazione. Nel 1948 andò alla Oxford University in Inghilterra. L’anno successivo riprese gli studi di Legge, ma li abbandonò dopo il primo semestre e si trasferì a New York per seguire i suoi sogni di scrittrice.
Arrivò a New York City nel 1949, a 23 anni. Per diversi anni, lavorò come agente di viaggio per Eastern Airlines e per il British Overseas Air Corp. In quella città, si riunì al suo vecchio amico Truman Capote, astro nascente della letteratura del tempo. Fece anche amicizia con il compositore e paroliere di Broadway Michael Martin Brown e con sua moglie Joy. Nel 1956, i Browns le fecero uno straordinario regalo di Natale: il denaro necessario per consentirle di mantenersi per un anno e scrivere a tempo pieno. I Browns la aiutarono anche a trovare un agente, Maurice Crain, che a sua volta la introdusse in una casa editrice. Harper Lee scrisse una storia ambientata in una cittadina dell’Alabama, quello che sarà il suo capolavoro: “To kill a mockingbird” (pubblicato nel 1960 in italia da Feltrinelli, con il titolo “Il buio oltre la siepe”).
Nello stesso anno, Harper Lee unì le forze con quelle del suo vecchio amico Truman Capote per aiutarlo in un reportage commissionatogli dal New Yorker. Capote avrebbe dovuto scrivere a proposito dell’impatto dell’omicidio di quattro membri della famiglia Clutter sulla piccola comunità agricola del Kansas dove vivevano. I due scrittori si recarono nel Kansas per intervistare concittadini, gli amici, i familiari delle vittime e gli investigatori che indagavano sul crimine. Nel ruolo di assistente di Capote, Lee collaborò nelle interviste, vincendo la diffidenza di alcuni degli abitanti del luogo con i suoi modi affabili e senza pretese. Durante il loro soggiorno in Kansas, i sospetti assassini dei Clutter, Richard Hickock e Perry Smith, furono catturati a Las Vegas e interrogati. Lee e Capote ebbero la possibilità di intervistare i due accusati dell’eccidio, nel gennaio del 1960. Poco dopo tornarono a New York. Lei lavorò alle bozze del suo primo romanzo mentre lui iniziò a scrivere le puntate del romanzo-verità “In Cold Blood” (“A sangue freddo”). La coppia tornò in Kansas nel mese di marzo per il processo per omicidio. Durante quella primavera, Lee fornì a Capote tutti i suoi appunti sul crimine, sulle vittime, sugli assassini, sulle comunità locali e molto altro.
Fino al giorno in cui mi minacciarono di non lasciarmi più leggere, non seppi di amare la lettura: si ama, forse, il proprio respiro?
Nel luglio 1960 pubblicò “Il buio oltre la siepe”, subito accolto nel Book-of-the-Month Club, nonché nella Literary Guild. Una versione condensata apparve sulla rivista Reader’s Digest. Il romanzo le valse il premio Pulitzer.
Si dice che a metà degli anni 1960 Lee abbia lavorato ad un altro romanzo che non fu mai pubblicato. Certamente continuò ad aiutare Capote, collaborando con lui fino alla ultimazione di “A sangue freddo”. Il libro di Capote fu finalmente pubblicato nel 1966. Su richiesta del presidente Lyndon B. Johnson Lee accettò un posto nel Consiglio Nazionale delle Arti. Durante gli anni ‘70 e ‘80, si ritirò quasi completamente dalla vita pubblica. Trascorse questi anni dividendo il suo tempo tra New York e la sua città natale di Monroeville, dedicandosi al progetto di un libro su un serial killer dell’Alabama dal titolo provvisorio “Il reverendo”. Questo lavoro, però, non fu mai pubblicato.
Il 5 novembre 2007 la scrittrice fu premiata dal Presidente George W. Bush con la più alta onorificenza civile statunitense, la Medaglia presidenziale della libertà, per il suo primo e più famoso romanzo che, secondo la motivazione del premio: «Ha influenzato il carattere del nostro paese in meglio. È stato un dono per il mondo intero. Come modello di buona scrittura e sensibilità umana questo libro verrà letto e studiato per sempre».
Il 14 luglio 2015 è uscito, con una tiratura iniziale di 2 milioni di copie, il suo secondo romanzo “Va’, metti una sentinella” pubblicato negli USA da HarperCollins e nel Regno Unito da William Heinneman. Anche se il romanzo appare come il sequel di “Il buio oltre la siepe” ambientato vent’anni dopo, la scrittrice ha dichiarato di averlo scritto prima.
Nel 1962 dal suo bestseller “Il buio oltre la siepe” il regista Robert Mulligan trasse l’omonimo film che ricevette 8 nomination al premio Oscar.
(Fonte: Wikipedia)
Ma prima di vivere con gli altri, bisogna che viva con me stesso: la coscienza è l’unica cosa che non debba conformarsi al volere della maggioranza.
“IL BUIO OLTRE LA SIEPE”
Recensione di Giuseppe Grassonelli
Harper Lee ha mostrato ne “Il buio oltre la siepe” che le lingue di fuoco dell’esistenza si allungano sempre sulle pagine della letteratura, a testimonianza di un passato che illumina la comprensione del presente. Il titolo dell’opera, infatti, nell’intenzione dell’autrice è il simbolo allegorico di ciò che abbiamo sotto i nostri occhi, ma che non conosciamo: Jem e Scout, i due giovani protagonisti, temono il vicino di casa Boo Radley perché non l’hanno mai visto; eppure sarà proprio costui a salvare le loro vite.
Boo era nostro vicino. Ci aveva regalato due figurine di sapone, un orologio rotto con la catena, un paio di monetine portafortuna, e le nostre vite. Ma i vicini ricambiano i doni. Noi invece non avevamo mai rimesso nel tronco dell’albero quel che vi avevamo preso: non gli avevamo regalato niente e questo mi rendeva triste.
Il romanzo tratta del razzismo, della segregazione razziale e dell’uguaglianza sociale tra i bianchi e le persone di colore negli anni ‘30. In quel periodo negli Stati Uniti sussistevano dei forti sentimenti di odio nei confronti degli uomini di colore: all’epoca della pubblicazione del libro era ancora in atto la segregazione razziale, che spesso, più che essere stabilità dalla legge, scaturiva dalle abitudini sociali. Per questi motivi scoppiavano spesso delle rivolte a sfondo razzista, aggravate dall’insofferenza degli americani per la competizione della gente di colore poco pagata e numericamente crescente. Furono gli anni dell’introduzione in alcuni stati del Sud delle leggi sulla registrazione razziale alla nascita e del divieto dei matrimoni misti. Era il periodo in cui i sostenitori del Ku-Klux-Klan marciavano su Washington per mostrare la loro forza politica, economica e sociale.
Harper Lee dona ai lettori una narrazione complessa e coinvolgente di questo contesto storico e ambientale, descrivendo i protagonisti in relazione anche alla loro integrazione nella comunità del diverso, che corrispondeva semplicemente al non essere un bianco. Mangiare in un ristorante, usufruire dei servizi igienici pubblici, frequentare la scuola, andare al cinema e persino bere da una fontana era un grosso problema per i non bianchi. Il racconto è carico di emozioni discordanti come la dolcezza, la malinconia, la paura, la disperazione e le speranze che si alternano nell’infanzia della piccola Scout, vera protagonista, e la accompagnano per sempre. Da un canto ci sono le parole di Bob Ewell a sostegno della segregazione: «Non c’è nulla di più disgustoso di un bianco di infima condizione sociale che approfitta dell’ignoranza di un negro». Dal canto opposto Atticus Finch, dopo aver compreso che persino i giurati erano contaminati dai pregiudizi razziali, dice: « Se c’è un posto al mondo dove l’uomo dovrebbe essere al sicuro di trovare giustizia è il tribunale, di qualunque colore dell’arcobaleno sia la sua pelle, ma la gente è capace di portarsi dietro i propri rancori persino sul banco della giuria (…). I dodici uomini della giuria di Tom sono uomini che ragionano normalmente nella vita, ma hai visto con i tuoi occhi che al processo si è frapposto fra loro e la ragione una specie di schermo. C’è qualcosa nel nostro mondo che fa perdere la testa alla gente: non riescono a essere giusti neanche quando lo vogliono».
E poi ci sono altri personaggi contraddittori, come la maestra di Scout che segrete mante non crede all’uguaglianza sociale e confida a un’amica: «È ora che qualcuno dia loro una lezione, hanno alzato troppo la cresta e un po’ alla volta si mettono in testa di poterci sposare». Gli altri siamo noi! È questo il messaggio universale che la scrittrice americana ha voluto trasmettere a tutti suoi lettori. La tolleranza deve sempre guidare i rapporti umani, con lo sforzo costante di guardare le cose anche dalla prospettiva dell’altro. Una società tollerante non può includere l’intolleranza perché ne andrebbe essa stessa distrutta. I piccoli Scout e Jem Finch supereranno la xenofobia che avevano sviluppato nei confronti di Boo, comprendendo che aveva radice nel pregiudizio.
(Giuseppe Grassonelli, 1 dicembre 2017)
Noi sappiamo che non tutti gli uomini furono creati eguali, nel senso che molta gente vorrebbe farci credere: sappiamo che vi sono persone più intelligenti di altre, più capaci di altre per natura, uomini che riescono a guadagnare più denaro, donne che fanno dolci migliori, individui dotati di qualità negate invece alla maggioranza degli uomini. Ma c’è una cosa, nel nostro paese, di fronte alla quale tutti gli uomini furono davvero creati uguali: un’istituzione umana che fa di un povero l’eguale di Rockefeller, di uno stupido l’eguale di Einstein, e di un ignorante l’eguale di un rettore di università. Questa istituzione, signori, è il tribunale.
L’appuntamento del Gruppo di lettura di giovedì 21 dicembre è parte del nostro ciclo di letture “Read around the world”.
Le Amiche e gli Amici del Circolo della Lettura ‘Barbara Cosentino’ vi aspettano, con l’ultimo appuntamento di questo 2017, per rileggere “Il buio oltre la siepe” e per scambiarci saluti e auguri per un nuovo anno di emozioni, da vivere e condividere in lettere e parole!
L’incontro, realizzato presso la Libreria AsSaggi, è aperto a tutti i Lettori che vorranno partecipare, previa prenotazione obbligatoria, con prelazione dei Soci.