VIRGINIA WOOLF
Un nuovo appuntamento del Gruppo di Lettura!

MERCOLEDÌ, 20 SETTEMBRE 2017  - ORE 20.00

 
 

 

Mercoledì 20 settembre, alle ore 20.00, tornano gli appuntamenti del Gruppo di lettura, per iniziare una nuova entusiasmante stagione di incontri con le Amiche e gli Amici del Circolo della Lettura “Barbara Cosentino”!
Nell’ambito della serie di letture Read around the world, ci ritroveremo presso la libreria AsSaggi, per iniziare il nostro personalissimo “Giro del mondo in otto scrittrici e più”, un avventuroso viaggio nella letteratura femminile degli ultimi due secoli, che ci accompagnerà per diversi mesi.
Quest’impresa pioneristica - perché pioniere furono le prime scrittrici - non può non salpare dalle preziose righe conclusive di “Una stanza tutta per sé” della nostra Virginia Woolf, che con “La signora Dalloway” e “Gita al faro”, sarà la protagonista del nostro incontro di partenza.

«Poiché io credo che se vivremo ancora un altro secolo – e mi riferisco qui alla vita comune, che è poi la vita vera e non alle piccole vite isolate che viviamo come individui – e se riusciremo, ciascuna di noi, ad avere cinquecento sterline l’anno e una stanza tutta per sé; se prenderemo l’abitudine alla libertà e il coraggio di scrivere esattamente ciò che pensiamo; se ci allontaneremo un poco dalla stanza di soggiorno comune e guarderemo gli esseri umani non sempre in rapporto l’uno all’altro ma in rapporto alla realtà; e così pure il cielo, e gli alberi, o qualunque altra cosa, allo stesso modo; se guarderemo oltre lo spauracchio di Milton, perché nessun essere umano deve precluderci la visuale; se guarderemo in faccia il fatto – perché è un fatto – che non c’è neanche un braccio al quale appoggiarci ma che dobbiamo camminare da sole e dobbiamo entrare in rapporto con il mondo della realtà e non soltanto con il mondo degli uomini e delle donne, allora si presenterà l’opportunità, e quella poetessa morta, che era sorella di Shakespeare, riprenderà quel corpo che tante volte ha dovuto abbandonare. Prendendo vita dalla vita di tutte le sconosciute che l’avevano preceduta, come suo fratello aveva prima di lei, lei nascerà. Ma che lei possa nascere senza quella preparazione, senza quello sforzo da parte nostra, senza la precisa convinzione che una volta rinata le sarà possibile vivere e scrivere la sua poesia, è una cosa che davvero non possiamo aspettarci perché sarebbe impossibile. Ma io sono convinta che lei verrà. Se lavoreremo per lei, e che lavorare così, anche se in povertà e nell’oscurità, vale certamente la pena».

Deve inaugurarsi così, ora lo sai Caro Lettore, la deriva nostra nella scrittura di Donna. Non poteva che prendere il largo da queste righe assurte a simbolo dell’emancipazione femminile, intellettuale e umana, dolorosamente conquistata. Nel gennaio del 1928, Virginia Woolf era stata invitata a tenere due conferenze presso dei college, su «Le donne e il romanzo». L’invito, accolto a malincuore per l’avversione ai discorsi pubblici, si tradusse in una ricca riflessione sulla scrittura femminile che risultò di arricchimento per la sua stessa autrice, che raccontò: «Ho detto loro di bere vino e di procurarsi una stanza indipendente».

 
Questo insaziabile desiderio di scrivere qualcosa prima di morire, questo senso divorante della febbrile fugacità della vita, che mi fa avvinghiare, come un uomo a una roccia, alla mia sola ancora.
 

ADELINE VIRGINIA WOOLF E I SUOI CAPOLAVORI

Adeline Virginia Woolf, nata il 25 gennaio 1882, era la terzogenita di una composita famiglia messa insieme dal critico letterario, storico e saggista, Leslie Stephen con Julia Jackson Duckworth. Ebbero quattro figli, ma entrambi avevano con sé anche i figli del matrimonio precedente. I ragazzi vengono educati in famiglia, dove Virginia comincia a scrivere contribuendo al “giornalino domestico”. Perde la madre all’alba della sua adolescenza, mentre comincia ad essere oggetto delle attenzioni morbose di uno dei suoi fratellastri. Questa situazione contribuì a minarne la serenità psicologica e a comprometterne la stabilità. Dall’età di quindici anni, persa anche la sorellastra maggiore, comincia a tenere un diario giornaliero e a dedicarsi a intense letture, mentre il fratello Thoby, a Cambridge, frequenta gli amici del primo nucleo del gruppo di Bloomsbury.
Nel 1904 perde il padre, precipitando in una grave crisi depressiva che culmina nel primo tentativo di suicidio. Quell’autunno i quattro fratelli si trasferiscono nel quartiere di Bloomsbury e l’inverno seguente, esce su The Guardian il primo articolo di Virginia. Cominciano i trasferimenti nel Sussex, i ritorni a Bloomsbury, il viaggio in Grecia, l’acquisto della Little Talland House. Resta costante il saldo legame col fratello minore Adrian. Nel 1912 sposa Leonard Woolf, ma di lì a pochi mesi sarà annientata da una nuova crisi nervosa, fallendo nuovamente il suicidio. Mentre esce “The Voyage Out”, si trasferiscono a Richmond, dove, nel seminterrato della Hogart House, nasce la Hogarth Press, che pubblicherà tutte le opere di Virginia Woolf. Così nascono “Kew Gardens”, “The Mark on the Wall”, “Night and Day”, “Monday or Tuesday” e dopo due anni “Jabob’s Room”, primo romanzo in assoluto pubblicato dalla Hogarth Press, che sempre in quei mesi pubblica Joyce e Eliot. L’anno seguente, siamo nel 1923, suo marito diventa redattore della pagina culturale di The Nation, mentre Virginia porta a compimento i saggi confluiti in “The Common Reader” e “Mrs Dalloway”.
Il pretesto del romanzo è il racconto di una giornata particolare della Signora Dalloway, Clarissa, facoltosa cinquantenne, emblema dell’alta società britannica dell’epoca. Con lei attraversiamo Bond Street per sbrigare commissioni volte a insufflare lusso e dettagli nel ricevimento che offrirà la sera stessa, ma affoghiamo nei suoi ricordi tirati avanti dalle riflessioni, spesso senza risposta limpida. I ricordi della vita a Bourton, la nostalgia dell’armonia, la percezione di un’atmosfera sfuggita per sempre, irrecuperabile, anche se tornano le persone che l’animavano, come torna Peter Walsh, inaspettato, a farle visita. Un amante rifiutato, non vissuto e indimenticabile, che sembra dapprima lo sbuffo del comignolo della memoria, poi acquista realtà. Così i moments of being sono gli indiscussi protagonisti del romanzo che oscillano fra i monologhi del deuteragonista Septimus e i flussi di Clarissa. Due anime che non si conoscono, ma intonano la stessa melodia del sentire.
Dopo il successo indiscusso di “Mrs Dalloway”, l’ennesimo trasferimento li porta a Tavistock Square, con la casa editrice al seguito. In quei mesi Virginia tiene una conferenza che diventerà il saggio “Mr Bennett e Mrs Brown”. Dopo l’uscita di “Mrs Dalloway” e della raccolta “The Common Reader”, continua a oscillare fra periodi di creatività spasmodica che, dopo due anni, generano “To the Lighthouse”

“In Gita al faro Virginia Woolf ha creato quella che è tutt’ora la più complessa e appassionata visione dello scisma madre – figlia nella letteratura moderna. Fatto significativo, è uno dei pochissimi documenti letterari in cui una donna pone sua madre come figura centrale. La signora Ramsay è un personaggio caleidoscopico, e a successive riletture del romanzo, si trasforma, quasi come le nostre madri mutano, in prospettiva, man mano che cambiamo noi. La studiosa femminista Jane Lilienfeld ha osservato che durante l’infanzia di Virginia, sua madre, Julia Stephen, dedicò quasi tutte le sue energie materne al marito e all’opera di lui, il Dictionary of National Biography. In seguito Virginia e sua sorella Vanessa si sarebbero rivolte l’una all’altra per avere l’affetto e l’appoggio di una madre, e la Lilienfeld aggiunge che Leonard Woolf avrebbe poi dato a Virginia quelle cure e quell’aiuto che sua madre aveva riversato sul padre. In ogni caso la signora Ramsay, con la sua «strana austerità, la sua estrema cortesia», la sua attenzione alle necessità altrui (soprattutto quelle degli uomini), il suo fascino carismatico, pur essendo una donna di cinquant’anni che aveva messo al mondo otto figli, la signora Ramsay non è una semplice idealizzazione.
È la «deliziosa fecondità… fonte e getto di vita in cui la fatale sterilità del maschio si immergeva»; al tempo stesso «lei sentiva quella cosa che chiamava vita terribile, ostile e pronta a balzarti addosso se gliene davi la possibilità».
Vede «senza ostilità la sterilità degli uomini», eppure come osserva la Lilienfeld, non apprezza molto le donne, e la sua vita è dedicata a soddisfare i bisogni maschili. La giovane pittrice Lily Briscoe, seduta ai piedi della signora Ramsay, il capo sul suo grembo, vuole diventare tutt’uno con lei negli «spazi della mente e del cuore della donna che, fisicamente, era a contatto con lei … Era possibile che l’amore, come la gente lo chiamava, facesse di lei e della signora Ramsay un essere solo? Perché non era conoscenza ma unità che lei cercava, non iscrizioni su tavole, nulla che potesse essere scritto in una lingua nota agli uomini, ma l’intimità stessa…».
Eppure non succede nulla. La signora Ramsay resta irraggiungibile. E dato che la Woolf chiaramente si rappresenta in Lily Briscoe, la scena ha una doppia carica: la figlia che cerca l’intimità con la madre, la donna che cerca l’intimità con un’altra donna, non sua madre ma una persona su cui riversare questi appassionati desideri. Molto più tardi Lily capisce che solo con il suo lavoro può «essere alla pari con la signora Ramsay» e con il suo «straordinario potere». Nella sua arte può respingere la comunione della signora Ramsay e james, «madre e figlio», come soggetto di un quadro. Attraverso la sua opera Lily si rende indipendente dagli uomini, cosa preclusa alla signora Ramsay. Con grande acutezza priva di rancore la Woolf vede al di là del luccichio superficiale della signora Ramsay; una donna che ha bisogno degli uomini quanto0 loro hanno bisogno di lei, il suo potere e la sua forza vengono dalla dipendenza, dalla «sterilità» degli altri.
È chiaro che Virginia figlia ha riflettuto per anni su Julia madre prima di descriverla in Gita al faro. Anche qui questa attenzione affascinata è attribuita a Lily Briscoe:
«E cinquanta paia d’occhi non sarebbero bastati a esplorare quella donna. E fra cotesti occhi, ne sarebbe occorso uno cieco alla bellezza di lei. Ma soprattutto ci sarebbe voluto unh senso segreto, fine come l’aria, capace d’insinuarsi per le toppe delle serrature e di circondare la sua persona, mentr’ella sedeva a scalettare, discorrere, mentr’ella sedeva in tacita solitudine presso la finestra; capace come l’aria d’assorbire e tesoreggiare il fumo del piroscafo, i pensieri, le fantasie, i desideri di lei. Che significava per lei la siepe, che significava per lei il giardino,che significava per lei il frangersi dell’onda?»
E questo è precisamente ciò in cui Virginia, l’artista, è riuscita; ma tale conquista testimonia non solo la forza della sua arte ma la passione della figlia per la madre, la sua assoluta necessità di comprendere questa donna, così adorata e così irraggiungibile; comprendere, in tutta la loro complessità, le differenze che la separano dalla madre.”

(tratto da Nato di donna, di Adrienne Rich)

 
L’arte è libertà da ogni predicazione – le cose in se stesse, la frase bella in se stessa; mari sconfinati; narcisi selvatici che appaiono prima che la rondine osi.
 

Nel 1922, Virginia aveva incontrato Vita Sackville-West, con la quale nasce un’amicizia animata da rara attrazione mistica che la accompagnerà e fiorirà nella stesura di Orlando, a lei ispirato. Nel 1927 viaggia in Sicilia, l’anno seguente riceve il premio Femina Vie Heureuse, esce “Orlando”, comincia la stesura di “The Waves”, che uscirà tre anni dopo con grandissimo successo, e viaggia in Francia con Vita. Al rientro incontra Dame Ethel Smyth, compositrice e leader del movimento femminista delle suffragette, con la quale s’instaura un’amicizia profonda e fertile.
Nel 1933 torna in Italia con suo marito, esce “Flush: A Biography”, rifiuta una laurea honoris causa dell’Università di Manchester e l’invito a tenere le Clark Lectures a Cambridge.
Mentre Hitler diventa cancelliere, la Woolf scrive la biografia di Roger Fry, si occupa di alcune messe in scena e nel 1938 esce il saggio “Three Guineas”, pensato come ideale continuazione di “A Room of One’s Own”, dove si affronta il rapporto donne–guerra e l’improponibilità di un loro arruolamento anche ideale.
Nel 1939 la Hogarth Press si trasferisce a Mecklemburgh Square, mentre la guerra civile spagnola volge al termine portando con sé la vita del nipote della Woolf, Julian, in Europa monta il conflitto, in un’atmosfera che si ripercuote pesantemente sull’equilibrio della scrittrice, in un crescendo verso l’autoconvinzione di una follia incurabile. Il 28 marzo 1941, dopo aver scritto una lettera a sua sorella Vanessa e una a suo marito Leonard, si getta nel fiume Ouse con una pietra in tasca e si lascia morire. Il marito si occupò della pubblicazione delle opere rimaste incompiute.
Leonard Woolf fu per tre decenni marito e compagno di vita di Virginia, complice di una vicenda intellettuale e di una produzione culturale incomparabili. Nessuno l’ha raccontata come lui. Egli ne ha ricordato, la straordinaria bellezza, la finezza dei modi, l’energia dei processi mentali, il fascino di un incontro inaspettato quanto duraturo, ma «Virginia racchiudeva anche, nell’aspetto, qualcosa di comico, un che di strano e bizzarro, che induceva la gente a fermarsi, ad esempio, se la incontravano per strada, e a riderle dietro. Persino in una città straniera, nove persone su dieci guardavano o addirittura si fermavano a fissare Virginia e a darsi di gomito … C’era qualcosa in lei che trovavano ridicolo, qualcosa nel suo aspetto, che sembrava strano e comico. Queste risa per strada tormentavano Virginia, che aveva il terrore quasi morboso che la guardassero, e ancor più che la fotografassero – per questo ci sono così poche fotografie in cui sembra davvero se stessa, in cui il suo viso ha l’espressione naturale che eravamo abituati a vedere ogni giorno».

 
E se ti dicessi che sono incapace di tollerare il mio stesso cuore?
 

L’appuntamento del Gruppo di lettura di mercoleì 20 settembre è parte del nostro ciclo di letture “Read around the world”, dedicato agli autori stranieri.
Il Circolo della Lettura ‘Barbara Cosentino’  vi invita ad intervenire numerosi, per condividere, ancora una volta, la passione per la letteratura e la lettura!

 

'Read around the world' insieme a noi!

L’incontro, realizzato presso la Libreria AsSaggi, è aperto a tutti i Lettori che vorranno partecipare, previa prenotazione obbligatoria, con prelazione dei Soci.

 

Libreria AsSaggi

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