“ADUA”
Il Circolo della Lettura ‘Barbara Cosentino’ incontra Igiaba Scego

LUNEDÌ, 01 FEBBRAIO 2016  - ORE 21.00

Il Circolo della Lettura incontra Igiaba Scego - 01.02.2016
Il Circolo della Lettura presenta 'Adua' - 01.02.2016
Il Circolo della Lettura incontra Igiaba Scego - 01.02.2016
Il Circolo della Lettura presenta 'Adua' - 01.02.2016
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Il Circolo della Lettura incontra Igiaba Scego - 01.02.2016
Il Circolo della Lettura presenta 'Adua' - 01.02.2016

 
 

 

Lunedì 1° febbraio 2016 alle ore 21.00 al Circolo della Lettura “Barbara Cosentino” si accende la luce su fatti dimenticati e scomodi della nostra storia, intorno ad “Adua” (Giunti, 2105), ultimo perforante romanzo della scrittrice e giornalista Igiaba Scego.

                                                                                                                            

 

 
Ti ho dato il nome della prima vittoria africana contro l’imperialismo.
Io, tuo padre, stavo dalla parte giusta.
E non devi mai credere il contrario. Dentro il tuo nome c’è una battaglia,
la mia...

 

 

“ADUA”

Scarica la copertina di 'ADUA'

Informazioni editoriali:
Autrice: Igiaba Scego
Titolo: Adua
Editore: Giunti Editore
Collana: Scrittori Giunti
Anno: 2015
Pagine: 192
Prezzo: Euro 13,00
ISBN: 978-8809792340

Tre generazioni di migranti attraversano il mare, la terra, la vita. L’umanità impregna  le pagine a partire dai nomi. Zoppe è la claudicante onomatopea di un uomo, discendente di una famiglia di indovini, sopravvive sotto il regime grazie alla conoscenza delle lingue. Si ritrova a lavorare con i gerarchi fascisti, scende a compromessi, tradisce. Rappresenta la consapevolezza della giustizia che cede per difendere la vita. La seconda voce narrante appartiene a sua figlia, che ha chiamato Adua proprio come la battaglia vinta contro l’imperialismo. Alla fine degli anni Settanta, con la diaspora somala, Adua fugge dal suo paese e dall’incomprensione del padre, attratta dal miraggio italiano e dalla promessa di lavorare nel cinema. Le cose non vanno proprio così.
Zoppe è un figlio vinto, ignora e tace la sconfitta agli occhi di sua figlia, cerca di esemplificare il padre integro, forte, che non si piega. Forse perché non si è mai arreso alla disfatta. Così Adua, pur vinta, non dispera. Questo si legge nella “Paternale”, una serie di capitoli che secondo una struttura tripartita lega le due voci narranti ed erige un ponte intertemporale da padre a figlia. Le ramanzine dei nostri padri incapaci di manifestare affetto e prestare ascolto sono la cosa che li riporta più spesso nel nostro presente. Succede anche ad Adua.
Eppure il lettore non può limitarsi ad attraversare questo ponte senza sporcarsi i piedi. È un fiume che impone il guado, perché il romanzo non si esaurisce nel sapiente intreccio delle vite con lo scontro culturale e con la violenza sui corpi. Attraverso le parole sferza un’evidenza che ferisce più del calcio di uno stivale o della mano che piega la testa. L’evidenza che si nutre delle contraddizioni che ogni cultura reca con sé e che stridono con scintille gragnuolanti quando  sfiorano quelle altrui. Qui trema l’umanità del lettore. Un mondo qualifica l’altro come selvaggio, mentre su di esso sfoga i suoi istinti infimi.
Ormai avanti negli anni, Adua sposerà Titanic, un ragazzo somalo molto più giovane, col nome che ulcera la terza generazione di migranti. Il soprannome coniato dai somali della diaspora per indicare i somali di Lampedusa. È un nodo. Un nodo come quello di Faccetta nera che era inno di liberazione dalla schiavitù. Diversi intrecci insoluti, origine di fili che si confondono oggi. Adua, che ha avuto solo un fantasma per madre, si fa madre a tratti per suo marito. Lui la chiama Vecchia Lira. Un rapporto inevitabile, rifugio e crudeltà, una necessità che riproduce nell’intimo le storture della vita.
E c’è un piccolo genio che tutta la trama regge, sapiente e silenzioso: l’elefantino marmoreo del Bernini, cuore d’arte di un’umanità capace di ascoltare. Un elefante indiano che sostiene l’obelisco della Minerva, indiano come l’oceano che bagna la Somalia, un mare che unisce e porta in quel paese due culture diverse nel reciproco sapiente rispetto. L’elefante è l’embrione di una bellezza che sovrasta i miti traditori delle cartoline.

 
Il passo della leonessa era quello di una nobiltà incerta che lottava contro carestia e pallottole. Il passo di una regina a cui un maschio aveva rubato la corona.

 

 

L'Autrice

Igiaba Scego Igiaba Scego è nata a Roma “con l’altrove sulle spalle”, nel mezzo di quell’angusto decennio che ha travolto la Somalia con la dittatura, la guerra civile e la diaspora. Figlia di genitori  somali, racconta che sua mamma ha condotto una vita nomade fino a nove anni e che di quell’infanzia ha conservato l’impronta nella singolare abitudine di comporre poesie cantando. Cuore italiano che cita Dante e pulsa di sangue somalo, appartiene a due realtà culturali  in equilibrio dinamico. Impazzisce per la parmigiana e la cedrata, adora i gatti e gli elefanti! È ricca come l’iride e reca nel suo nome la radice etimologica del termine arabo che significa “risposta”. Il suo percorso è un incessante interrogarsi sulle dimensioni del  dialogo transculturale e i risvolti del fenomeno delle migrazioni. Igiaba racconta che l’interesse per la storia del suo paese d’origine è stato risvegliato dai suoi amati scrittori latinoamericani, pur se in un contesto lontano e diverso. La percezione di una comune essenza inaspettata che accende curiosità, interesse e passione. L’America Latina ha risvegliato l’Africa.
Laureata in Letterature straniere alla Sapienza di Roma, ha conseguito il dottorato di ricerca in Pedagogia presso l’Università Roma Tre. Collabora con riviste che si occupano di migrazioni, culture e letterature africane come Latinoamerica, Carta, El Ghibli, Migra, Internazionale, Lo Straniero e scrive per La Repubblica,  Il Manifesto e L’Unità. Presiede l’associazione Incontri di civiltà, che è impegnata nella promozione delle culture per superare tutti i divari sociali. Nel 2003 ha vinto il premio Eks&Tra di scrittori migranti con il racconto “Salsicce” e lo stesso anno ha esordito con il primo romanzo “La nomade che amava Alfred Hitchcock” (Sinnos). L’anno seguente è uscito “Rhoda” (Sinnos) e nel 2005 è stata coautrice di “Pecore nere” (Laterza) con Gabriela Kurulla, Laila Wadia e Ingy Mubiaji.
Nel 2007 ha contribuito alla stesura della raccolta “Quando nasci è una roulette. Giovani figli di migranti si raccontano” con Ingy Mubianyi. È la storia di sette ragazzi e ragazze di origine africana, nati a Roma da genitori stranieri o arrivati da piccoli, affronta i problemi che questa generazione incontra nella scuola, nel rapporto con la famiglia e con gli amici, i problemi relativi alla religione, il razzismo e non dimentica i sogni. Nel corso dello stesso anno esce  “Amori bicolori - Racconti” (Laterza), in collaborazione con altri autori, incentrato sul tema delle coppie miste fra pregiudizi e nuovo sentire. Nel 2008 pubblica “Oltre Babilonia” (Donzelli), un romanzo che vede protagonisti i linguaggi. Igiaba si interessa a diversi aspetti delle lingue e i suoi studi prolungati sono approdati proprio col romanzo “Adua” alla suggestiva sperimentazione della lingua in-between. Nel 2009 partecipa al progetto Nessuna Pietà, con il racconto “L’albero”(Salani). Dal 2007 al 2009 ha curato la rubrica di opinioni “I colori di Eva” per la rivista Nigrizia. Partecipa ormai da dieci anni al Festival della Letteratura di Mantova. Nel 2007 ha partecipato al workshop WikiAfrica e alle tre tavole rotonde della Fondazione Lettera 27, con cui collabora alla sezione “Suoni e parole delle migrazioni”. Nel 2011 ha vinto il premio Mondello con il romanzo “La mia casa è dove sono” (Rizzoli, 2010). Dopo aver intrapreso la scrittura di “Adua”, ne ha abbandonato temporaneamente le bozze, per affrontare il viaggio di “Roma negata” di cui è coautrice con Rino Bianchi (Ediesse, 2014). Questa esperienza ha suscitato le emozioni che si traducono nelle complesse prospettive del suo ultimo romanzo, che così giunge a compimento nel 2015: “Adua”.

 
Tu guarda le stelle, e poi guarda il loro riflesso nel catino. In quella luce ti troverai.

 

 

Media

L'Autrice intervistata da Radio24 - 26/09/2015
Si parla di “Adua” a Indovina chi viene a cena?

Igiaba Scego ospite di Radio24 - 26/09/2015

© IL SOLE 24 ORE
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Igiaba Scego ospite di Radio24 - 10/01/2015
L'Autrice parla degli attentati di Parigi

Igiaba Scego ospite di Radio24 - 10/01/2015

© IL SOLE 24 ORE
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L'Autrice intervistata da Il Posto delle Parole - 10/2015
Igiaba Scego parla di “Adua”

Igiaba Scego ospite de Il Posto delle Parole - 10/2015

© Il Posto delle Parole
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La parola padre mi terrorizza, ma è l’unica che sappia ancora farmi respirare.

 

 

Igiaba Scego ospite di Rai Cultura - 2015
L'Autrice racconta “ADUA”.

Guarda il video

© RAI TV
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Igiaba Scego alla New York University - 09/2013
L'Autrice ospite del Department of Italian Studies della NYU

© CasaItalianaNYU
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Igiaba Scego si racconta a LookOut TV- 13/03/2012
 

© LookOutTV
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I cedri erano guerrieri, il loro cuore è fatto di metallo e l’intero frutto sembrava rivestito da un’armatura.

 

 

Risorse e collegamenti

 

 

Senza le lingue non sei nessuno, ma senza la tua sei perduta.

 

 

Info

Il Circolo della Lettura ‘Barbara Cosentino’ vi aspetta lunedì 1 febbraio 2016, alle ore 21.00, insieme all'Autrice Igiaba Scego per scoprire la storia di “ADUA”.
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA CON PRELAZIONE DEI SOCI..

Per informazioni sulla partecipazione alla serata, contattare:

E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

Per essere qualcuno si doveva far parte di quella maledetta terra delle origini.

 

 

 

L'evento è realizzato con la gentile collaborazione di Giunti Editore.

Giunti Editore

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