“PARTIAMO DALLA FINE”
Il Circolo della Lettura ‘Barbara Cosentino’ incontra Josefa Idem
MARTEDÌ, 15 APRILE 2014 - ORE 21.00
MartedÌ 15 aprile 2014 alle ore 21.00 il Circolo della Lettura ‘Barbara Cosentino’ sale in canoa con l'onorevole Josefa Idem per pagaiare sulle acque di “PARTIAMO DALLA FINE. Successi e sconfitte nella vita e nello sport sono solo questione di metodo”. La canoista che fra Olimpiadi, Campionati Mondiali e Campionati Europei ha vinto ben trentotto medaglie, sarà con noi per raccontarci gioie e sacrifici della carriera di una grande atleta e campionessa, ma soprattutto la vita di una Donna straordinaria.
Non posso sterzare, non posso cambiare rotta. Devo tornare indietro, narrare dall'inizio alla fine questo viaggio, riannodare una storia che ha perso la voce. La mia barca è sconquassata. L'avevo costruita con amore, pena, umiltà. Questo è il suo racconto. Nella tempesta. Posso solo poggiarlo qui, sulla scia delle cose che vanno, e lasciarlo andare così.
Il Libro

Informazioni editoriali:
Autore: Josefa Idem
Titolo: Partiamo dalla fine
Editore: Mondadori
Collana: Ingrandimenti
Anno: 2013
Pagine: 264
Prezzo: Euro 17,50
ISBN: 9788804630968
Racconta la sua storia, Josefa Idem, in “Partiamo dalla fine”, per recuperare col lettore il metodo più forte degli imprevisti e del dolore.
Partire dalla fine è ripartire, percorrere di nuovo una storia di medaglie, non scevra di cadute in acqua e batoste disparate. Riparte, Josefa, la canoista dalla partenza lenta, quella che i pensieri le rallentavano le braccia. E ci accompagna sapiente e umile in una lunga pagaiata ricca di riflessioni e spunti, preziosi nello sport, ma ancor più nella vita.
Una vita di allenamenti per superare stereotipi, preconcetti, dogmi sullo sport, sulla donna, sull'età, sulla maternità, sulla femminilità. Allenamenti faticosi, ma mirati, che materializzano quel metodo che ha per ali la scienza e l'anima, l'orientamento e l'ispirazione, i muscoli e la motivazione interiore. Un metodo che non rimprovera errori, ma conosce solo prestazioni da migliorare, che orbita intorno a un ruolo attivo dell'atleta, alla discussione congiunta delle strategie. Un modello di sport che resta passione, che non si esaurisce nel risultato. È la storia di un'atleta che ha il coraggio di fermarsi e di cambiare.
Ricomincia dalla fine Josefa, come ha fatto dopo la caduta dal triciclo giù per le scale. Una cicatrice in testa e l'energia di ripartire, sempre, da un gradino di esperienza e di consapevolezza superiore. Ha pagaiato lungo un canale pieno di sacrifici come alghe e correnti avverse, senza perdere mai la rotta e la voglia di vincere. Ogni volta con una nuova meta all'orizzonte. E insegna, senza dettami, che i risultati nello sport e nella vita nascono solo in allenamento.
La campionessa della canoa ripercorre in questo racconto anche la sua storia d'amore, un sentimento impavido, i cui protagonisti hanno il coraggio di declinare ex novo le proprie relazioni umane e professionali. Lei che espatria senza un titolo di studio e senza lavoro, Guglielmo che conosce solo il mondo della pallavolo e del calcio. Abbandonano le loro vite, spinti dalla volontà di stare insieme e lavorare a un progetto che somigli il più possibile all'idea che hanno dello sport. Fuggono entrambi da ruoli e destini già accennati. Espansivo, vulcanico, ottimista e volitivo è lui, mentre Josefa è concreta, riservata, forte e controllata. Uno strano intreccio che riecheggia per il suo successo esempi storici di eccellenza nei campi più diversi.
E poi nella forza delle pagaiate da Los Angeles a Londra, la campionessa olimpica riesce ad emergere nel vigore della sua femminilità. Ricorda la sua lunga battaglia contro gli stereotipi sociali e i mostri interiori: le vittorie, la caparbietà e i muscoli che sarebbero nemici della femminilità, i fantasmi della minigonna, le scuse prima di togliersi la giacca.
Poi, ad un certo punto, la gioia del trionfo incomparabile della maternità schizza acqua dalle pagine come le pagaiate prossime al traguardo. Le scelte quotidiane non facili e il coraggio di vivere secondo i proprio sentimenti, sfatando i miti di perfezione. La volontà di essere presente, l'avventura delle Olimpiadi a gestione familiare. Ancora una volta, insomma, la capacità di inventarsi mamma come si sente, nel modo migliore per sé e per i propri figli.
Ho passato una vita a scacciare fantasmi: il timore di non essere abbastanza femminile, di non essere all'altezza, di non essere una brava madre, di non essere sufficientemente italiana per tutti. Quando ti sembra di aver fatto del tuo meglio quelli tornano e ti sbranano in una notte.
L'Autrice
È nata nel 1964 a Goch, Josefa Idem, nell'allora Germania Occidentale. Una bambina mingherlina, con le gambe esili come grissini e un cuore più piccolo della media. Ricorda che mamma Allegonda c'era sempre nella sua infanzia, in una casa piena di bambini e poi di donne. Era una mamma premurosa, capace di dividersi fra i quattro figli e le necessità economiche della famiglia. Il padre era un militare e la famiglia doveva spostarsi spesso per seguire il suo lavoro. Così, quando Josefa era ancora piccola, si trasferirono ad Hamm, dove la “Sefi” crebbe affrontando la vita come una bella gita e guardando al domani come un dono sempre foriero di nuove possibilità.
Nel 1976, a soli undici anni, incontra per caso e per curiosità la sua protesi naturale: la canoa. Racconta di essere stata la più goffa, la più lenta e pesante fra le sue amiche. Eppure, sin dalla prima esperienza, non vede l'ora di tornare a pagaiare e manifesta un'insolita caparbietà. Scrive che fu la canoa a scegliere lei, lei che solo con mesi di impegno e tenacia conquistò l'equilibrio, la capacità di non cadere in acqua e l'abilità di trovare l'assetto più scorrevole. Da allora sono emersi gli altri talenti, prima fra tutti la capacità di “sgobbare” e di controllare le energie.
Finalmente, dopo l'inverno fra il 1978 e il 1979, si ritrova cresciuta di quindici centimetri, una “donna a misura di canoa” che finisce alle gare nazionali in K2. Seguono i campionati assoluti a Salzgitter, dove conquista la finale del K1 ed entra nel giro della nazionale juniores sotto la guida dell'allenatore federale Josef Capousek. Si aprono anni faticosi, di allenamenti che impongono la spola fra Hamm e Duisburg. Lo sport, però, sembra ancora un divertimento, un piacevole passatempo appagante. Gli allenamenti vestono sempre più l'abito di un dovere e di un lavoro, ma lei, giovanissima, è spinta dalla volontà di soddisfare il suo talento. Così racconta le Olimpiadi di Los Angeles (1984), dove conquista la medaglia di bronzo nella finale del K2, come i Giochi dell'inconscienza.
Dopo quell'esperienza irrompe l'esigenza di vivere ed esistere, di essere considerata una persona e non solo il motore della sua canoa. Continua a pagaiare indefessa, finché l'insoddisfazione e il senso di costrizione si palesano definitivamente nella primavera del 1987, a Praga, quando incontra Guglielmo Guerrini, allenatore di pallavolo, suo futuro marito. Mentre comincia una lenta e inarrestabile revisione, decollano la carriera dell'atleta e la vita della donna, entrambe protese a cercare e costruire un modo diverso di vivere e praticare lo sport.
In quei mesi, pur assecondando il desiderio paterno che voleva per lei una carriera nel corpo di polizia, cambia il modo di guardare alla vita, ponderando sempre fra aspirazioni, esigenze e doveri. Di ritorno dalle Olimpiadi di Seul (1988), il suo allenatore la definisce troppo vecchia per vincere, a soli ventiquattro anni. Così esplode la scelta già a lungo meditata. Nell'autunno del 1988, Josefa Idem annuncia alla Federazione la decisione di trasferirsi in Italia e senza remore si licenzia dal corpo di polizia.
A Santerno (Romagna) muove i primi passi la coppia Idem – Guerrini, che lavora all'elaborazione di un nuovo modello di preparazione allo sport agonistico. È un procedere per tentativi, senza schemi rigidi e indiscutibili, fuori dai dogmi. Un metodo nascente che consente di sperimentare nuovi percorsi, con un approccio scevro da condizionamenti. Sulle acque del laghetto della Standiana prende il largo una squadra alla ricerca del modo che possa consentire ad un atleta di dare il massimo, rafforzandone la motivazione interiore. È una squadra vincente: due medaglie di bronzo ai Campionati Mondiali di Plovdiv (Bulgaria, estate 1989). Segue la proposta di affiliazione del Circolo Kayak Canoa di Milano. L'ingresso in una società italiana implica il cambiamento di cittadinanza. Serve poco tempo alla giovane Josefa per decidere di cominciare a gareggiare per il paese che ormai rappresenta molti dei suoi affetti. Dopo l'esordio in pettorina azzurra al primo posto a Menchen (Belgio), arriva il primo Mondiale azzurro a Poznań (1990), con il fidanzato – allenatore che le grida “Vai e divertiti!” e lei che conquista l'oro. Il suo primo oro per l'Italia. E alla fine di quell'estate la coppia Idem – Guerrini convola a nozze.
Cominciano i mesi in cui Josefa, per la prima volta, si ritrova senza avversarie di riferimento. Ai Mondiali di Parigi (1991) conquista nuovamente l'aurea postazione sul podio del K1 5000, ma il bronzo nei 500 metri alimenta la sua autocritica. A Barcellona, nel 1992, affronta le prime Olimpiadi da azzurra, classificandosi quarta nel K1 500. Le ricorda come una della più grandi delusioni e torna a interrogarsi sul motivo che le impedisce di rendere al massimo talvolta nelle gare.
Fra scintillìo d'onde trasparenti,
scorre la barca come un cigno e dondola...
Ah sulle onde scintillanti di gioia
l'anima scorre come la barca...
Domani con ali scintillanti, ancora
il tempo scorrerà come ieri e oggi.
Finché con ali più elevate e raggianti
io stesso non sfuggirò alla legge del tempo.
(F. L. zu Stolberg-Stolberg, Auf dem Wasser zu singen)
Il suo percorso da Barcellona a Londra (2012) è tutto proteso al miglioramento delle prestazioni in competizione, concentrandosi sull'autopercezione. I quattro anni di preparazione ad Atlanta (1996) sono fitti di prove, ma anche densi di scoperte. I Mondiali di canoa – Kayak a Copenaghen (1993) sono quelli “dall'argento al nulla in un decimo di secondo”. Josefa continua ad allenarsi, mentre riesce a conseguire anche la maturità lasciata in sospeso in Germania e ad iscriversi a Scienze Politiche. E non finisce qui. Josefa Idem, “campionessa di vita”, ai mondiali di Città del Messico (1994) conquista il bronzo nella finale del K1 500 al terzo mese di gravidanza. Il 30 aprile 1995 diventa madre attenta e presente di Janek. Pochi giorni dopo il parto, torna a pedalare sulla cyclette e dopo diciotto giorni è di nuovo in barca.
L'ottavo posto alle finali di Duisburg (agosto 1995) le apre le porte delle Olimpiadi di Atlanta, dove, con il terzo posto nella finale K1 500, conquista la prima medaglia olimpica come italiana. La sua squadra familiare continua ad accompagnarla da una pagaiata all'altra, fino all'aureo trionfo delle Olimpiadi di Sidney (2000), dove riesce a mettere in pratica il frutto del suo lungo allenamento mentale che le consente di maturare, quasi senza accorgersene, la “visualizzazione positiva”.
Dopo questo grande trionfo si ritrova, però, ingiustamente accusata di doping. Lungi dal gettarsi alle spalle questa brutta esperienza e dimenticarla, cerca di metterla a frutto a vantaggio della collettività e degli sportivi. Dopo sei anni di Consiglio comunale a Ravenna come Assessore allo Sport (2001–2007), entra, infatti, nella Commissione scientifica per la vigilanza e il controllo sul doping per la tutela della salute nelle attività sportive del Ministero della Salute.
L'attivo impegno politico e tecnico-scientifico si accompagnano al proseguimento della sua carriera di atleta. Ai Campionati Europei all'idroscalo di Milano nel 2001, vince l'argento nel K1 500 e l'oro nel K1 1000. Nei Mondiali di Poznań poche settimane dopo, conquista ben due medaglie d'oro. Ai Mondiali di Siviglia (2002) gareggia di nuovo in compagnia: sta arrivando Jonas, il suo secondogenito! Eppure porta a casa due medaglie di bronzo.
Non si arresta il suo percorso sportivo, che alle Olimpiadi di Atene (2004) le riserva la medaglia d'argento. Nel febbraio 2005, lei, che sin da giovanissima aveva scritto per sé stessa, per fare chiarezza e mettere ordine nel caos, comincia a curare una rubrica per la Gazzetta dello Sport, rivelando la ricchezza di interessi e d'intenti, dall'immagine e il ruolo della donna–atleta, allo sport come strumento di educazione, ai diritti umani. Nel settembre 2007 viene insignita dell'onorificenza di Grande Ufficiale dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. È invitata nelle sedi più disparate per raccontare e insegnare, ma intanto continua a vincere. Contemporaneamente torna in palestra a ritmo sostenuto per affrontare le Olimpiadi di Pechino (2008). Le difficoltà dell'ennesimo percorso di selezione, non fanno che confermarne la tenacia e, alla fine, dedica la sua partecipazione a queste Olimpiadi al Dalai Lama e al diritto di autodeterminazione dei popoli. Si classifica seconda nel K1 500 per soli quattro millesimi.
Ai suoi ultimi Mondiali a Dartmouth (Canada, 2009) porta con sé una medaglia di bronzo. Dopo aver sfidato i confini della fisiologia umana, arriva alle Olimpiadi di Londra (2012) “per curiosità”: con questa partecipazione diviene la sportiva che ha partecipato a più Olimpiadi a livello mondiale, di ogni epoca e tra tutte le discipline sportive.
Intenzionata a contribuire con la sua esperienza al miglioramento del Paese adottivo, riprende l'impegno politico. Nel 2013 è stata eletta al Senato nelle liste del PD, il 28 aprile è stata nominata Ministro per le Pari opportunità, lo Sport e le Politiche giovanili nel governo Letta e il 24 giugno ha rassegnato le dimissioni. Prosegue da senatrice nel suo impegno sui temi dello sport, dei diritti delle donne e dell'omofobia.
Forse sono stata la campionessa olimpica più longeva di sempre semplicemente per la possibilità che ho avuto di arrivare tante volte settima, quinta o con altri piazzamenti di retrovia che certo nessuno ricorda tranne me.
Media
Semplicemente: Josefa! - 21/02/2013
© Josefa Idem 2013
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Josefa Idem ospite a “Che tempo che fa” - 11/05/2013
Josefa ospite della trasmissione di Fabio Fazio.
© RAI 2013
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“ Ogni uomo è un educatore” - 25/01/2011
Il contributo di Josefa Idem alla campagna della Fondazione Patrizio Paoletti.
© Fondazione Patrizio Paoletti 2011
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Io in Italia (...) ho voluto fortemente venirci a vivere. L'ho scelto. E me ne sono innamorata. È un luogo che ha mille difetti, certo, ma anche un immenso potenziale. È su questo che voglio lavorare. (...) Un contesto perfettibile.
Josefa Idem a 21 Minuti - 11/2010
La conference della pluricampionessa sportiva.
© 21 Minuti 2012
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Intervista a Josefa Idem nel corso dei Campionato Mondiali 2011 Szeged (H) - 08/2011
© Giorgio Maggi
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Ho appreso un metodo in una vita sui campi di gara, in palestra, sulle strade di campagna. A sollevare pesi per farmi forte e a macinare chilometri per farmi il fiato. Si parte dalla fine, appunto, con un'immagine in testa. L'obiettivo.
Josefa Idem intervistata da Tracce di Sport - 06/07/2010
Il nuovo corso di scrittura in puntate da un minuto di Josefa Idem
© Traccedisport 2010
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“La forza del cambiamento” - Radio24- 23/11/2011
Ascolta la puntata della trasmissione ‘Destini incrociati’ dedicata a Josefa Idem.
© 2014 Radio24 - Il Sole 24 Ore
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Le sconfitte sono esperienze preziose che possono servire in futuro. Ti regalano un senso per le misure, la gratitudine per le splendide cose semplici che la vita ti riserva nelle situazioni più insospettabili, la possibilità di rivedere un progetto in base all'analisi degli errori che di buona norma si fanno, ma di rado si notano quando si vince.
Risorse e collegamenti
- Scarica la locandina dell'incontro con Josefa Idem [PDF - 440 Kb]
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- Leggi il primo capitolo di “PARTIAMO DALLA FINE”
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Ecco, io mi sono sempre sentita come una qualsiasi madre che voleva pure lavorare. E ho fatto l'acrobata, come tante altre professioniste.
Info
L'incontro per la presentazione del romanzo “PARTIAMO DALLA FINE” avrà luogo MARTEDÌ 15 APRILE 2014, alle ore 21.00, presso la libreria Tra Le Righe, in Viale Gorizia, 29 a Roma.
Cecilia, Cristina, Ida ed Ilaria vi aspettano per conoscere la campionessa olimpionica e senatrice Josefa Idem, per scoprire insieme a lei il valore dell'abnegazione e del sacrificio, il sorriso dolce della passione e della dedizione.
Per informazioni, prenotazioni e conferme:
Dott.ssa Cecilia Gabrielli
Presidente del Circolo della Lettura ‘Barbara Cosentino’
E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Prenotazione obbligatoria con prelazione dei Soci.
Credo sia fondamentale avere tanti punti di vista: per questo oggi sono felice di essere una sportiva e una mamma, e una donna impegnata nella politica, nel sociale e in molte altre cose (...) e sono felice di essere insieme tedesca e italiana.
Le radici mi servono a ricordare da dove arrivo, la strada che ho fatto. Sono un'ancora preziosa, comunicano sicurezza, ma l'appartenenza poi, non deve diventare un muro che esclude tutto quello che è diverso da me, non deve rendere ciechi di fronte alla varietà e ricchezza del mondo.
L'evento è realizzato con la gentile collaborazione dell'editore Mondadori e della libreria bistrot Tra Le Righe.