“MALERBA”
Il Circolo della Lettura ‘Barbara Cosentino’ incontra Carmelo Sardo

MARTEDÌ, 28 OTTOBRE 2014  - ORE 21.00

Il Circolo della Lettura incontra Carmelo Sardo - 28.10.2014
Il Circolo della Lettura presenta 'Malerba' - 28.10.2014
Il Circolo della Lettura incontra Carmelo Sardo - 28.10.2014
Il Circolo della Lettura presenta 'Malerba' - 28.10.2014
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Il Circolo della Lettura presenta 'Malerba' - 28.10.2014
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Il Circolo della Lettura presenta 'Malerba' - 28.10.2014
Il Circolo della Lettura incontra Carmelo Sardo - 28.10.2014
Il Circolo della Lettura presenta 'Malerba' - 28.10.2014
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Il Circolo della Lettura presenta 'Malerba' - 28.10.2014
Il Circolo della Lettura incontra Carmelo Sardo - 28.10.2014
Il Circolo della Lettura presenta 'Malerba' - 28.10.2014
Il Circolo della Lettura incontra Carmelo Sardo - 28.10.2014
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Il Circolo della Lettura presenta 'Malerba' - 28.10.2014
Il Circolo della Lettura incontra Carmelo Sardo - 28.10.2014
Il Circolo della Lettura presenta 'Malerba' - 28.10.2014

 
 

 

Martedì 28 OTTOBRE 2014, alle ore 21.00, il Circolo della Lettura ‘Barbara Cosentino’ incontra Carmelo Sardo, giornalista e scrittore, per condividere le riflessioni e le questioni che scaturiscono dalla lettura del suo romanzo “Malerba” (Mondadori 2014), memoir scritto con Giuseppe Grassonelli, ergastolano per delitti di mafia. “Malerba” ha vinto la ventiseiesima edizione del Premio Racalmare Leonardo Sciascia, e vanta il merito, condiviso con gli altri finalisti, di aver acceso il dibattito su temi per anni paradossalmente sottaciuti, segnando una svolta memorabile nella storia di questo evento.

 

 
Lo sapevo che era sbagliato. Ma non lo capivo.

 

 

“MALERBA”

Scarica la copertina di 'MALERBA'

Informazioni editoriali:
Autori: Carmelo Sardo, Giuseppe Grassonelli
Titolo: Malerba
Editore: Mondadori
Collana: Strade Blu Narrativa
Anno: 2014
Pagine: 384
Prezzo: Euro 18,00
ISBN: 9788804634676

Carmelo Sardo racconta Giuseppe, sotto lo pseudonimo di Antonio Brasso, sin dalla sua infanzia di “malerba”. Un'infanzia intrecciata col dispiacere delle delusioni inferte alla sua mamma. La mamma che protegge i cuccioli, la mamma che lo culla tra le braccia e resta l'unica a credergli. La fonte inesauribile d'amore. Quando Carmelo gli ha consegnato la targa del Premio, Giuseppe lo ha dedicato a lei, mentre commosso diceva che per la prima volta la sua mamma avrebbe potuto non vergognarsi di lui. È una restituzione anche questa, che compensa il dispiacere di non aver potuto condividere con lei la sua laurea. Torna l'amore, l'amore che chiude sempre il cerchio e restituisce, anche quando la vita vorrebbe impedirlo.
Nel vuoto del suo mondo che si chiama cella, gli occhi cercano riposo dalla lettura e ripercorrono sulle palpebre chiuse le più belle scene d'amore e passione della sua vita. E lui le racconta così, attraverso un narratore impercettibile, come se ogni volta il corpo tornasse a lacerarsi dal piacere e l'anima a cercare di capire perché. Ci si ritrova rapiti nelle avventure amburghesi di questo baro sconvolgente, eppure irrimediabilmente sensibile. Dotato di un'umanità che nemmeno lui riesce ad ammettere.
D'un tratto arriva la cesura, la strage di Porto Empedocle, l'assurdo, l'inconsapevolezza, l'innesco silenzioso e poi sempre più turbolento della reazione a catena della vendetta. Tolstoj, che un giorno lo conquisterà e lo logorerà in prigione, non accordava ai suoi protagonisti una reale, attiva e consapevole possibilità di scelta: felicità e tragedia assolvevano a un determinismo asettico, a tratti fatale, prossimo alla necessità immanente. Oggi, Giuseppe cerca di farci comprendere il suo percorso di vendetta. Racconta che prima di tutto lui era proprio un delinquente di natura. Poi il contesto, la cultura non hanno consentito al suo ventaglio delle possibilità di aprirsi, di scegliere. Era convinto che fra Stato e mafia non ci fosse una frontiera, perché quello Stato non sapeva difendere nemmeno i suoi uomini migliori. Era lo Stato costretto a recludere Falcone e Borsellino all'Asinara per consentirgli di istituire il maxiprocesso. Era lo Stato che aveva lasciato mafia e stidda a sé stesse, perché se la risolvessero fra loro.
Oggi Giuseppe scrive e sente le regole, quel filo che serve a tessere la libertà, le regole che non si raggiungono con l'istinto, ma con l'educazione. Il percorso che insegna a riconoscere i confini e dentro quelli a sentirsi “liberi”. La libertà diventa quello che è: armonia con l'altro, con tutta la comunità.
E scrive “perdono” senza chiederlo davvero, perché lui stesso non pensa perdonabile il peso umano delle sue “azioni militari”. “La pena è il compito e il diritto di ogni detenuto a ripensare fino in fondo la propria storia - ha detto il professore Giuseppe Ferraro - e questo libro non è una richiesta di assoluzione, ma un'opera di resipiscenza”. Non chiede niente Giuseppe Grassonelli, né sconti, né altro. Se possibile magari solo comprensione. Nella profonda consapevolezza della sua condanna a vivere senza esistere, restituisce i suoi errori esortando i giovani a non sbagliare, a vedere e sentire la libertà.
Eppure il lettore che chiude il libro sulla sua foto ancora ventenne, si ritrova con tante domande che rimbalzano fra l'anima e la mente, e le sinapsi si saturano di dubbi. Si, perché qui un uomo sta raccontando la sua vita “finita” mentre è vivo e, però, non esiste più.
Quid est limes? Si cammina su una lama affilata, bisogna mantenere l'equilibrio senza tagliarsi. Da un lato c'è un killer, dall'altro un ragazzo che abbraccia la morte cruenta dei suoi affetti. Su una faccia di quella lama c'è il sangue e il dolore di tante vite interrotte, sull'altra c'è la “vita negata” di un uomo che è ritornato. E “la question” di Alleg riesplode dirompente e, come un sottofondo, Calvino ripete: “Chi agisce bene nella storia, anche se il mondo è il Cottolengo, è nel giusto. Certo essere nel giusto è troppo poco” (La giornata di uno scrutatore, 1963).

 

 
Sì, caro lettore, sono uscito dalla mia storia del passato e sono ritornato ad abitare la mia verità. Sono ritornato. Ritornare in sé stessi è divenire quello che si è.

 

 

Gli Autori

Pierre Bezuchov e l'interrogativo infinito su come vivere in armonia con la morale in un mondo imperfetto finiscono un giorno sul comodino della cella due metri per tre di Pippo Grassonelli. Sono trascorsi sei mesi dal suo arresto, dalla sua “accoglienza” in carcere. Allora si accorge di quel tomo di “Guerra e pace”. E comincia a leggere le righe di Lev Tolstoj, lui che era semianalfabeta 23 anni fa. Lo legge la prima volta e non ne capisce granché, così pure la seconda e la terza. Alla quarta lettura esplode in lacrime alla fine del romanzo. La lettura che per noi che “esistiamo” è un mezzo per allentare i confini della realtà e aumentarne l'intensità, diventa evasione e poi ritorno per il detenuto “fine pena mai”. La lettura stana la sua passione per le lettere, l'incontro con il professore Giuseppe Ferraro sancisce un lungo percorso di rinascita di Pippo nell'uomo Giuseppe. Consegue la laurea in Lettere moderne cum laude presso “L'Orientale” di Napoli, mentre la cultura gli mostra gli orizzonti dell'infinito interiore.

 

Giuseppe GrassonelliGiuseppe Grassonelli è nato nel 1965 a Porto Empedocle, dove tutti lo chiamavano “erba cattiva”. Cresce in una famiglia normalmente povera e rigida, costantemente alla ricerca di uno spiraglio nella ferrea disciplina del papà che lo interrogava a tavola. Era un po' mascalzoncello, come tanti ragazzini che ogni tanto esageravano nel tentativo di ingannare il tempo. A sedici anni la combina talmente grossa che i genitori decidono di spedirlo da alcuni parenti ad Amburgo. Qui mette a frutto la sua geniale dote di baro al tavolo da poker, si arricchisce, ama con tutta la passione della sua meridionalità, vive e sperimenta in maniera estrema molte delle infinite possibilità della vita. Certamente era una figura sociale borderline, anzi era decisamente oltre i confini della legalità, uomo da bisca e truffaldino d'ingegno, viveva nel quartiere a luci rosse di Amburgo. Giuseppe Grassonelli, però, non spartiva nulla con la mafia né con forme organizzate di  criminalità. Lui scrive che la cattiveria di quell'erba era nel suo DNA di delinquente, come se possedesse un gene che codificava per la delinquenza. Eppure fino al 1986 non aveva mai ucciso nessuno, non aveva mai pensato di uccidere qualcuno. Non aveva mai immaginato di poter avere a che fare con la mafia.
Nell'estate del 1986, ormai concluso il servizio di leva, torna a Porto Empedocle per trascorrere l'estate con i suoi. Trascorre settimane piacevoli e spensierate. La sera precedente il suo ritorno ad Amburgo, il 21 settembre 1986, si ritrova davanti agli occhi lo sterminio dei suoi affetti più cari. La storia la ricorderà come la prima strage di Porto Empedocle, ma non sapeva quella storia, che anche Giuseppe, miracolosamente sfuggito, era stato ferito. Fu così  catapultato all'improvviso in una faida per lui inspiegabile. La mafia stava sterminando la sua famiglia, lo Stato arrestava i suoi parenti superstiti. Dopo essere scampato ad altri due attentati, ha ceduto alla vendetta meticolosamente e lucidamente organizzata. Ha ceduto all'istinto di sopravvivenza. Uccide fino a quando non riesce ad eliminare tutti i responsabili della strage dei suoi cari.
Oggi Giuseppe Grassonelli sta scontando l'ergastolo ostativo per una serie di omicidi commessi in Sicilia fra la fine degli anni ‘80 e gli inizi degli anni ‘90. Arrestato nel novembre 1992, è uscito dal carcere solo per poche ore quando è morto suo padre, per poter riabbracciare sua madre. Ha trascorso quindici anni nel rigore del carcere duro, di cui tre in completo isolamento. Sei anni fa, per buona condotta, è stato declassato al regime AS1, che significa che è un detenuto di alta pericolosità.

 
La libertà è la facoltà di pensare, di agire in maniera autonoma. Libertà che io penso si debba concretizzare senza essere asservita a nessun ordine precostituito...

 

 

Carmelo Sardo Figlio della stessa terra e della stessa terribile epoca è Carmelo Sardo (Porto Empedocle 22 maggio 1962), giornalista e scrittore. All'inizio degli anni ottanta collaborava con i quotidiani “L'Ora” e “Il Giornale di Sicilia”, come cronista si occupava di mafia. Ha intrapreso la carriera di giornalista televisivo nel luglio del 1983 a Teleacras. Aveva appena terminato il servizio militare a Favignana, come racconta nel suo romanzo d'esordio “Vento di tramontana”. Proprio in quei nove mesi, su quell'isola dove praticamente era finito per sbaglio, la sua urgenza di scrivere si era fatta più impellente. E proprio in un carcere di massima sicurezza, fra diversi “fine pena mai”, si ritrovò svezzato alla vita e anche alla futura professione.
Dall'estate del 1983, per anni è accorso sui luoghi delle stragi di mafia con microfono e taccuino, diverse volte arrivava sul posto inconsapevole del fatto che era stato proprio Giuseppe a colpire. E Giuseppe, rintanato spesso proprio a casa sua, aspettava col TG di Teleacras la voce di Carmelo, per sapere se era riuscito davvero ad uccidere e magari carpire informazioni sul corso delle indagini. Giuseppe lo chiama ancora oggi “il mio agente segreto”.
Nel 1992 è diventato il primo giornalista professionista delle TV private della provincia di Agrigento. Negli ultimi due anni a Teleacras (1995-1997), è stato direttore del telegiornale. Dopo il trasferimento a Roma, a metà degli anni novanta, ha lavorato per due stagioni come inviato della trasmissione “Cronaca in diretta” su Rai 2. Nel 1998, Enrico Mentana per telefono lo assunse al TG5. Ha lavorato per sette anni nella redazione del TG5 di Milano, poi è stato trasferito nella sede centrale a Roma, dove per tre anni ha condotto l'edizione del TG notte. Oggi è vicecaporedattore cronache del TG5. Collabora a numerose riviste e cura rubriche di varie testate on line.
L'iperbole crescente di una carriera sempre più rigogliosa, ma sudata, vera e conquistata, approda nel 2010 alla prima esperienza di scrittura narrativa. Quell'anno, infatti, esce il suo primo romanzo “Vento di tramontana” (Mondadori). Per la prima volta la vita di Carmelo torna: le annotazioni meticolose dell'esperienza del servizio di leva, che giacevano in uno zaino quasi dimenticate, dopo vent'anni forniscono lo spunto  autobiografico dell'opera che lo sorprende con un enorme successo di lettori. Le storie vere si intrecciano con l'opera creativa dell'ingegno. Il romanzo ha ricevuto il premio Alabarda d'oro di Trieste come miglior romanzo, il premio "Vincenzo Licata" di Sciacca e il premio "Salvo Randone". L'anno seguente è pubblicato anche in Francia come “Les nuits de Favonio” (First Editions, 2011). Rappresentato al Musco, Teatro Stabile di Catania, nel maggio scorso, è stato ridotto e adattato da Gaetano Savatteri, con la regia di Federico Magnano San Lio. Il ruolo dei detenuti è stato interpretato da sei ragazzi dell'istituto penitenziario di Giarre.
Dopo qualche anno soltanto, di nuovo qualcosa torna inaspettato: Giuseppe Grassonelli cerca di mettersi in contatto con lui dal carcere. Lo incontra in carcere:  Carmelo si scopre “agente segreto”, in una vita che ha attraversato più volte inconsapevolmente con microfono  e taccuino. Così comincia la seconda gestazione di “Malerba”, uscito lo scorso giugno per Mondadori. Alla fine di agosto ha ricevuto il premio Racalmare Leonardo Sciascia, che Carmelo Sardo ha dedicato a tutte le vittime della mafia. I diritti sono stati venduti in Francia, in Germania, in Russia e in Brasile. I diritti cinematografici hanno attirato l'interesse di produzioni americane e tedesche. In questi giorni Carmelo Sardo e Toni Trupia stanno montando il docufilm su Grassonelli girato nel carcere di Sulmona.
Carmelo Sardo si racconta nelle interviste come un divoratore di libri sin dall'adolescenza, appassionato di letteratura sudamericana, ama il linguaggio della gente comune, gli affreschi immediati dei suoi scrittori preferiti. Il risultato sono le pagine pregne, ma semplici e immediate dei suoi romanzi. Pensa che sia fisiologico per un giornalista abituato a raccontare la vita e  la morte, essere rapito ad un certo punto dalla narrativa, ma continua a definirsi prima e soprattutto giornalista. Un giornalista che ha scritto anche romanzi. Condivide la terra natia con Andrea Camilleri, ma il suo stile è scevro da sicilianismi e completamente originale. La sua scrittura è sorprendente, stimolante, incolla il naso goloso alle pagine, mette a tacere gli impulsi vitali e trascina nella vita che racconta. E “Malerba”, oltre tante altre importantissime cose, proprio come “Vento di tramontana”, è un libro che è proprio bello leggere.

 

 
Io non ho avuto questa libertà di scelta, non ho potuto decidere. Io dovevo solo salvare la mia vita. E credo che davanti alla vita non vi sia nulla di superiore.

 

 

 

Media

RepubblicaTV presenta alcuni estratti dal docu-film “Malerba” - 06/2014
La testimonianza di Giuseppe Grassonelli.

© RepubblicaTV - Gruppo Editoriale L’Espresso S.p.A.
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Booktrailer di “Malerba” - 06/2014
La video-presentazione del libro di Carmelo Sardo e Giuseppe Grassonelli.

© Libri Mondadori
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Il servizio di presentazione al TG5 del libro “Malerba” - 06/2014
La drammatica storia vera di un uomo che uccideva per sopravvivere.

© RTI S.p.A. - Gruppo Mediaset
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La legalità, insomma, si sente. Non può essere insegnata, a essa ci si educa: è un’educazione sentimentale, una forma d’amore.

 

 

“Malerba” a Trame - 06/2014
L'Autore ne parla con Sebastiano Ardita (magistrato), Giuseppe Ferraro (docente) e Felice Cavallaro (giornalista).

© Trame Festival
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“Malerba”: la presentazione nel Parco Valle dei Tempi, Agrigento. - 07/2014
 

© Domenico Vecchio
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“Malerba” si aggiudica la XXVI edizione del Premio Racalmare Leonardo Sciascia - 08/2014
L'intervista dell'Autore.

© AgrigentoTVweb
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E chissà cosa passa per la testa a lui, in quei pochi secondi che colmano la nostra distanza, mentre ci avviciniamo con le mani allungate pronte a stringercele forti.

 

 

“Malerba” a Racalmuto - 08/2014
La presentazione del libro con Carmelo Sardo.

© TV SICILIA 24
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La presentazione di “Malerba” nel carcere di Sulmona - 09/2014
Incontro pubblico con Giuseppe Grassonelli, coautore con Carmelo Sardo.

© Malgrado Tutto
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Iniziai a dare un nome alle cose che sapevo ma che non conoscevo.

 

 

La discussione innescata dalla vittoria di “Malerba” del premio Recalmare, Leonardo Sciascia - 08/2014
L'Autore, Gaetano Savatteri (presidente della giuria del premio) ed altri componenti della giuria esprimono le loro opinioni.

© RepubblicaTV - Gruppo Editoriale L’Espresso S.p.A.
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“Malerba” e il premio Recalmare, Leonardo Sciascia - 08/2014
Intervista all'Autore, Carmelo Sardo.

© RepubblicaTV - Gruppo Editoriale L’Espresso S.p.A.
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“Malerba” su Canal+ - 09/2014
Lo speciale realizzato dal canale francese sul libro e sul docu-film.

© Canal+
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Il mio mondo è tutto qui. Qui dove sono cresciuti gli ultimi ventidue anni della mia vita buttata via.

 

 

Risorse e collegamenti

 

 
...Per me è già questa una grande conquista, un pezzo di libertà: avervi avuti qui, avere suscitato il vostro interesse, avere potuto parlare, raccontare, far capire chi sono stato e chi sono diventato.

 

 

Info

L'incontro per la presentazione del romanzo “MALERBA” si svolgerà MARTEDÌ 28 OTTOBRE 2014, alle ore 21.00, presso la libreria Tra Le Righe, in Viale Gorizia, 29 a Roma.
Cecilia, Cristina e Ilaria vi aspettano per conoscere Carmelo Sardo e condividere con l'Autore le vicende umane e i tormenti di una storia avvincente, divenuta il caso letterario dell'anno.

Per informazioni sulla partecipazione alla serata, contattare:

Dott.ssa Cecilia Gabrielli

Presidente del Circolo della Lettura ‘Barbara Cosentino’
E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 
La libertà! Che cos’è oggi per me la libertà? Cos’è la vita oltre queste mura per chi non la vive più da oltre vent’anni?

 

 

 

 
Quello a cui anelo è solo di riconquistare un po’ di vita vera.

 

 

L'evento è realizzato con la gentile collaborazione dell'editore Mondadori e della libreria bistrot Tra Le Righe.

Mondadori

 

Libreria bistrot TRA LE RIGHE

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